La
storia dell'edificio, che contiene una delle collezioni
di sculture, pittura, mosaici e bronzi più
importanti al mondo, è lunga e avvincente.
Il viceré duca d'Ossuta ne iniziò
la costruzione sull'allora deserta collina di
S. Teresa per farne una caserma di cavalleria,
ma l'operazione non sortì il risultato
sperato causa di insufficiente approvvigionamento
d'acqua. I lavori furono ripresi dal viceré
conte di Lemos, che ne affidò la conduzione
all'architetto Domenico Fontana per adibirlo a
Palazzo degli Studi (1616). L'edificio fu fino
al 1777 sede dell'Università, nella quale
insegnò tra l'altro Gianbattista Vico dal
1697 al 1701. La nascita del museo dell'antichità
classica è legata alla figura di Carlo
di Borbone.
Nel 1738 egli decise di edificare nella capitale
del suo regno un museo; si pensò alla collina
di Capodimonte come luogo in cui costruire l'edificio
destinato a raccogliere le preziose collezioni
farnesiane, ereditate dalla madre Elisabetta Farnese.
Proprio intorno al terzo e quarto decennio del
secolo XVIII vennero alla luce i tesori di Ercolano,
Pompei e Stabia, città sommerse dall'eruzione
del Vesuvio del 79 d.C. Carlo di Borbone promosse
gli scavi, che aumentarono il prestigio del Regno
per quanto riguarda le scoperte archeologiche
nella penisola.
La scoperta dei siti archeologici rese necessaria
l'individuazione di un edificio in cui raccogliere
l'infinità quantità di reperti rinvenuti
che quotidianamente si rinvenivano negli scavi.
In
un primo momento si optò per il Palazzo
di Portici; ben presto tuttavia sorse l'idea di
riunire in un solo edificio il materiale archeologico
e artistico custodito in quella regia, insieme
con le raccolte farnesiane del museo di Capodimonte.
La destinazione ufficiale a Museo dell'edificio
di Santa Teresa avvenne però ad opera di
Ferdinando IV.
Gli architetti Fuga e Schiantarelli ne ordinarono
una serie di restauri e modifiche dal 1780 al
1820. Nel 1817 si aggiunse la Collezione Borgia
di Velletri, piccola ma importante raccolta di
antichità egizie. Nel 1822 in una solenne
cerimonia statue in marmo e in bronzo sfilarono
su carri trainati da buoi da Portici al vecchio
Palazzo degli Studi in presenza di una folla riunitasi
per l'occasione.
Nel 1860 il museo diveniva proprietà dello
Stato.
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